Pedalata di quasi 7 ore nel cuore dell’Abruzzo ferito a morte.
- Neve ai 2.150 m di Campo Imperatore
Domenica 14 Giugno, è stata una giornata particolare: per la prima volta, dopo il terremoto che ha devastato l’Aquilano, dall’altopiano delle Rocche sono andato a Campo Imperatore, un classico per gli amanti della bici da corsa. Sono 150 Km con più di 2500 di dislivello, che da Rocca di Mezzo, passando per Monticchio, Onna, Paganica e Assergi portano su, fino ai 2.150 di Campo Imperatore. In genere si pecorrono in meno di 6 ore questa volta ho pedalato per quasi 7 ore.

La chiesa di Paganica transennata e messa in sicurezza

Onna distrutta
Scendendo, la prima sorpresa è stata la strada statale interrotta all’altezza di S. Martino d’Ocre. Infatti si devia per entrare nel paese per poi rientrare, dopo un paio di Km e 300 metri più in basso, sulla statale. Certo, a 2 mesi dal terremoto e, le tante promesse, non mi sarei mai aspettato di trovare ancora la strada inagibile, visto che l’Altopiano delle Rocche vive di turismo e più ci si avvicina alla normalità meglio è per l’economia del luogo. Comunque, S.Martino è come l’anno scorso, nessun danno evidente alle case ed anche una coppia che prende beatamente il sole nel bel giardino della loro casa. Faccio qualche Km in discesa con Gaetano, un ciclista, alpinista e maestro di sci di sessantacinque anni, faccia abbronzata dal sole della montagna e segnata dalla vita all’aria aperta, proprio di Rocca di Cambio, il comune dell’altopiano più colpito, mi conferma che ci sono parecchi danni alle case, però solo il 10% è completamente inagibile. Ormai sono a pochi Km da Monticchio e sento crescere l’ansia perchè mi sto avvicinando a Onna, il paese devastato dal terremoto, dove ci sono stati quasi 70 morti. Nemmeno la musica di David Gilmur sparata nelle orecchie riesce a tranquillizzarmi.
Quante volte abbiamo attrraversato il centro di Onna per prendere la strada che sale verso Campo Imperatore! Mai e poi mai
avrei pensato di non rivedere più il paese. Mi fermo qualche minuto, osservo tutto intorno: le tende azzurre sono di fianco al paese, una ragazza giovane esce in accappatoio dalle docce e cammina senza staccare gli occhi da terra, poi una donna, di mezza età, abbraccia piangendo alcune persone che cercano di alleviare il suo evidente dolore… le mancherà un figlio , un marito un parente o semplicemente un paesano, chissà, non ho il coraggio di rimanere ancora e riprendo la mia pedalata verso il Gran Sasso. A Paganica la chiesa è in parte crollata ed è stata messa in sicurezza dai VV.FF. Mi dirigo verso Assergi e mi allontano dalla zona dell’epicentro del terremoto, dopo pochi Km la srada è interrota di nuovo, non si passa, o meglio, a piedi ed in bicicletta è possibile, ma a proprio rischio e pericolo, perchè ancora non è stato messo in sicurezza il costone di roccia sovrastante 300 m di strada. Mi fermo in un caffè di Assergi. I titolari dell’attività mi confermano che il giorno dopo andranno a Roma per chiedere risposte concrete ai loro bisogni. Mi fanno notare che non c’è, in tutta la zona, un cantiere aperto! Nonostante le tante promesse è tutto fermo. Mancano i soldi.
Che dire, Assergi probabilmente non ha subito danni gravi, ma le piccole attività turistiche del paese sono ferme, la strada ancora interrotta li penalizza pesantemente
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ed è difficile riprendersi in quest condizioni.
Proseguo la mia salita verso Campo Imperatore, questa volta però non sento stanchezza nelle gambe, faccio solo fatica ad accettare tutto quello che ho visto e l’aver toccato con mano il dolore e la rabbia delle persone che ho incontrato!


Onna: il ponte sul fiume Aterno ancora inagibile.

Onna